Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Il governo Monti e l'imbroglio della produttività

La parola d'ordine del governo è produttività. Monti: "Ci vediamo in un momento carico di tensioni e preoccupazioni, il vostro contributo alla produttività del lavoro è uno degli elementi essenziali per la crescita e l'occupazione", spiega ribadendo quanto già annunciato in mattinata quando, intervenendo al salone del Tessile di Milano, aveva chiesto a imprese e sindacati "di fare di più con il loro sforzo congiunto".
Attenti operai e sindacati alle balle di Monti. Non è qualche sciopero in meno, ma principalmente l’applicazione delle innovazioni tecnologiche al processo lavorativo a far aumentare la produttività, è il fattore dinamico per eccellenza del capitalismo. I diversi capitalisti devono introdurre metodi sempre più efficienti, produttività sempre più alte, perché questo è il modo per ottenere un vantaggio sui concorrenti, per aumentare i propri profitti alle spese dei concorrenti e quindi per crescere. In questo sistema se uno non cresce viene inghiottito dagli altri concorrenti.
Ma le innovazioni tecnologiche non aumentano semplicemente la produttività, esse implicano tendenzialmente una sostituzione dei lavoratori con mezzi di produzione (macchine).

Solo il lavoro produce valore e plusvalore. Infatti la quantità dei prodotti (valori d’uso), in assenza di lavoro salariato, a regime (quando i prezzi ai sono livellati per mancanza di concorrenza) serve solo a ripagare le spese per gli impianti e le materie prime.
Sempre l’introduzione delle innovazioni tecnologiche comporta una minore produzione di valore da lavoro umano e plusvalore. In tal modo il plusvalore prodotto per unità di capitale (e quindi il tasso di profitto) cade, mentre la quantità dei prodotti (valori d’uso) aumenta. In questo modo anche qualche concorrente vine eliminato.
Il “plusvalore” secondo il marxismo è una parte di lavoro non pagata.
Marx ci spiega scientificamente che il plusvalore viene determinato dal fatto che la forza-lavoro (la classe operaia) immette nella merce prodotta un valore superiore al valore della propria stessa forza lavoro, un valore che può anche essere del 100% e oltre.
Per Marx il tasso medio di profitto cade non perché la produttività cade ma perché aumenta. Questa è la causa principale delle crisi economiche e quindi sociali e non come va oggigiorno di moda l’insufficiente potere d’acquisto delle masse dato dai salari troppo bassi. I salari troppo bassi sono una conseguenza della crisi, non la loro causa. Non ci vuole Marx per sapere che quando i salari cadono, i profitti aumentano. Se i profitti cadono assieme ai salari, come in tutte le crisi, la causa è la diminuzione percentuale del plusvalore. Se i salari troppo bassi fossero la causa delle crisi sarebbe sufficiente aumentarli per uscire e tenersi lontano dalla crisi. È quindi importante rendersi conto che il sistema capitalista tende non verso la propria riproduzione equilibrata, come sostenuto dall’economia ortodossa, ma verso le crisi e il proprio superamento. Come dice Marx, “queste catastrofi si ripetono regolarmente con ampiezza sempre maggiore e infine conducono al rovesciamento del capitalismo. Che tali catastrofi si ripetano regolarmente su scala sempre maggiore è sotto gli occhi di tutti ed è un’ulteriore prova pratica della correttezza della analisi di Marx.

Questa è la contraddizione fondamentale del modo di produzione capitalista: una sempre maggiore quantità di prodotti (valori d’uso) ma una sempre minore produzione di valore e plusvalore, ovvero una maggiore quantità di prodotti assieme ad una maggiore disoccupazione. Questo processo è riassunto in Marx dalla caduta tendenziale del tasso di profitto.

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