Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Riscaldamento globale colpa dell'uomo? Una bufala

Premessa: Alla redazione di questo post ha collaborato il prof Franco battaglia  professore di Chimica dell'ambiente dell'Università di Modena.
E' stato creato un organismo internazionale di scienziati, l'N-Ipcc (la N sta per «non-governativo») che ha valutato la stessa letteratura scientifica a disposizione del più famoso Ipcc, ma è giunto a conclusioni opposte, e ha pubblicato il rapporto «La Natura, non l'Uomo, governa il clima» (tradotto in 5 lingue, la versione italiana è pubblicata dall'editore 21mo Secolo).
Il rapporto è stato inviato - assieme alla firma di oltre 650 scienziati da tutto il mondo - al Senato americano, per far ascoltare ai membri di quell'alto consesso, la voce del dissenso (o, visti i numeri, direi più correttamente, del consenso sul dissenso). Ciò che è importante, sul tema, è capire, una volta per tutte, perché col riscaldamento globale l'uomo non c’entra. Vi sono una mezza dozzina di indizi, a nessuno dei quali nessuno ha fornito spiegazione e che tutti insieme fanno una schiacciante prova.
  1. Il pianeta è già stato più caldo di adesso: senza invocare tempi geologicamente lontani, lo è stato per molti secoli nel cosiddetto «periodo caldo olocenico» di 6000 anni fa, e per un paio di secoli nel «periodo caldo medievale» di 1000 anni fa.
  2. L'attuale riscaldamento è cominciato nel 1700, quando erano l'industrializzazione assente e mezzo miliardo la popolazione mondiale, e ha continuato fino al 1940 quando erano l'industrializzazione quasi assente e la popolazione 1/3 della odierna.
  3. La temperatura del pianeta è diminuita dal 1940 al 1975, tanto che a metà degli anni Settanta del secolo scorso era popolare un'isteria per il freddo paragonabile a quella odierna per il caldo; peccato, però, che furono, quelli, anni di boom industriale, demografico e di emissioni di gas-serra.
  4. È dal 1998 che la temperatura del pianeta ha smesso di crescere e il 2008 sarà probabilmente dichiarato il più freddo degli ultimi 10 anni; ma dal 1998 le emissioni di gas-serra sono ininterrottamente aumentate.
  5. Tutti i modelli matematici che attribuiscono ai gas-serra antropici il ruolo di governatori del clima prevedono che nella troposfera a 10 km al di sopra dell'equatore si dovrebbe osservare un riscaldamento triplo rispetto a quello che si osserva alla superficie terrestre; orbene, le misure (ripeto: misure, non chiacchiere) satellitari non rivelano, lassù, alcun aumentato riscaldamento, men che meno triplo, ma, piuttosto, un rinfrescamento.

Per quanto riguarda i punti 1 e 2 molti scienziati hanno contestato le discusse affermazioni dell'IPCC, organismo dell'ONU. Leggere in proposito questa pagina di Wikipedia

Per quanto riguarda i punti 4 e 5 una conferma la abbiamo da questo articolo del Corriere.it http://archiviostorico.corriere.it/1998 ... 2477.shtml

Inoltre:
Chi ritiene antropica la causa dell’attuale RG fonda tutto il suo ragionamento su due fatti, entrambi veri: la CO2 è un gas-serra e, secondo le misure eseguite sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari, si osserva correlazione. Più precisamente, le analisi sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari (spedizione scientifica Vostok in Antartide) dimostrano, in modo inequivocabile, che quella correlazione esiste davvero, ma procede nella direzione opposta a quella che darebbe sostegno alla causa antropica del RG attuale: ogni aumento (diminuzione) di concentrazione di CO2 ha seguito e non preceduto il corrispondente aumento (diminuzione) di temperatura, con sfasamenti anche di 800 anni: l’aumento di CO2 non può essere stato la causa del riscaldamento ma, semmai, fu il riscaldamento la causa dell’aumento di CO2.
Ma da dove era venuta la CO2? La risposta alla domanda è facile: i più potenti emettitori sono gli oceani, enormi serbatoi di CO2 in essi disciolta (Guido Visconti, L'atmosfera, Garzanti e Dr. Martin Hertzberg già metereologo della US Navy).
E Philip Stott, professore emerito di biogeografia alla School of oriental and african studies (Londra), ricorda in aggiunta che gli oceani scambiano più CO2 con l'atmosfera quando la temperatura si alza, e la trattengono quando si abbassa.
La ’scomoda verità’ ("An inconvenient truth") svenduta troppo facilmente da Al Gore nel suo documentario, è ormai diventata un cavallo di battaglia (vincente) per tanti altri politici, che sfruttando questa tesi ottengono consensi (e soldi) per sviluppare le nuove tecnologie cosiddette “pulite”.

Avendo escluse le attività dell'uomo come causa del riscaldamento  globale molti studi scientifici attribuiscono al sole le responsabilità  di tale riscaldamento.

Variazioni dei moti della terra
Gli  scienziati italiani dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e  Vulcanologia), hanno condotto uno studio scientifico molto interessante  sullo scioglimento delle calotte polari.
Il loro articolo è stato  accettato da una prestigiosa rivista internazionale, e rappresenta  quindi una prova scientifica attendibile.
Verrà presa in considerazione dai sostenitori della “teoria ufficiale” sul riscaldamento globale?
Qual è il meccanismo che è alla base del rapido scioglimento delle calotte polari alla fine delle epoche glaciali?
C’è  finalmente una risposta scientifica ad un rebus che ha fatto discutere  animatamente gli studiosi del clima nell’ultimo secolo. Certo, la teoria  astronomica del matematico serbo Milutin Milankovitch e i suoi effetti  collettivi delle variazioni dei moti della Terra sul clima, hanno  lasciato una grande eredità sulle cause dell’alternarsi delle  glaciazioni e dei periodi temperati; nonostante tutto la teoria non  forniva spiegazioni convincenti sul perché e sulla tempistica del  cosiddetto fenomeno delle “terminazioni glaciali”, cioè lo scioglimento  delle calotte polari alla fine delle epoche glaciali (l’ultima delle  quali è avvenuta circa 14.000 anni fa).
La soluzione esauriente a  questa domanda è racchiusa in un articolo dal titolo: “The history of  glacial terminations from the Tiber River (Rome): insights to glacial  forcing mechanisms” (La storia delle terminazioni glaciali rilevata dal  Tevere: un’intuizione sul meccanismo delle glaciazioni), a firma di  Fabrizio Marra, Fabio Florindo e Enzo Boschi, scienziati INGV (Istituto  Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), appena accettato dalla  prestigiosa rivista internazionale Paleoceanography.
“Il nostro  studio, -dice Fabrizio Marra, primo autore dell’articolo-, ribadisce il  concetto di Milankovitch, che è comunque la quantità di insolazione che  colpisce l’emisfero nord nei mesi estivi a regolare il meccanismo delle  glaciazioni, ma in più il nostro modello mette in evidenza l’esistenza  di una ‘soglia’ di insolazione estremamente piccola che discrimina tra  il permanere della glaciazione e uno scioglimento drammatico delle  calotte polari, che regrediscono rapidamente fino allo stabilirsi di  condizioni simili a quelle dell’attuali. Il modello chiarisce come non  sia tanto il verificarsi di particolari massimi di insolazione (cioè  periodi molto caldi), bensì l’occorrenza di minimi ‘moderati’ (cioè meno  freddi della media) a innescare questo veloce scioglimento delle  calotte polari”.

Le macchie solari e i raggi cosmici

Molti  studiosi e scienziati ritengono che le macchie solari siano la causa  alla base del riscaldamento globale e non l'uomo e i suoi consumi. Le  macchie solari, sappiamo oggi, sono intensi campi magnetici che appaiono  durante periodi d’elevata attività solare, ma per secoli e da molto  prima che se ne conoscesse la natura gli astronomi ne hanno registrato  il numero, e dai dati raccolti si può notare tra il 1645 e il 1715 una  drastica riduzione nel numero delle macchie solari (minimo di Maunder,  dal nome dell’astronomo inglese che osservò la circostanza).

Quanto  il numero di macchie solari sia un attendibile indicatore del clima lo  scoprirono il ricercatore danese Friis-Christensen e i suoi  collaboratori, che nel 1991 dimostrarono la stretta correlazione tra  attività solare e temperatura globale in tutto il periodo compreso fra  il 1860 e il 1990. Per escludere che quella correlazione fosse una  semplice coincidenza, andarono indietro nel tempo per altri 400 anni e,  di nuovo, accertarono la stretta correlazione tra attività solare e  temperatura globale.

Il sole influenza il clima non solo,  direttamente, col suo calore ma anche, indirettamente, attraverso la  formazione delle nuvole, che hanno un potente effetto raffreddante. Le  masse di nuvole si formerebbero anche grazie all’interazione del vapore  acqueo degli oceani con la ionizzazione prodotta dal flusso di raggi  cosmici provenienti dall’esplosione di stelle lontane giunte alla fine  della loro vita: le molecole di vapor d’acqua colpite dai raggi cosmici  diventano nuclei di condensazione da cui si formano le nuvole. Quando il  sole è più attivo, cioè quando il campo magnetico da esso è più  intenso, i raggi cosmici (che sono particelle elettricamente cariche)  sono maggiormente deviati da quel campo magnetico e variati dall'aumento  del vento solare: ne consegue un più debole flusso cosmico cui  corrisponde una minore formazione di nuvole e quindi un maggiore  riscaldamento.

La potenza di questo effetto è diventata chiara  solo recentemente, dopo che si sono confrontate, nel corso degli anni,  le temperature globali con il flusso di raggi cosmici, scoprendo, ancora  una volta, una stretta correlazione tra temperatura globale e flusso  cosmico, con la prima che aumenta ogni volta che il secondo diminuisce, e  viceversa: il clima è controllato anche dalle nuvole, queste sono  controllate dal flusso di raggi cosmici a sua volta controllato  dall’intensità del campo magnetico dal sole, cioè dalla attività della  nostra stella.
Vedere: Wikipedia.it

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