Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Corriere.it. Rinnovabili dannose, oltre che molto costose.

Lo dicevamo da tempo che le rinnovabili sono costose e inutili. Ora scopriamo che sono anche dannose. Già l''anno scorso riferivamo l'esperienza della Puglia, la regione che aveva investito di più in rinnovabili. Scrivevamo:in incentivi alle rinnovabili in tutta Italia sono  stati impegnati in incentivi fior di miliardi (3 miliardi di euro, dichiara Alessandro Ortis, presidente dell’Autorità per l’Energia elettrica e il gas) e altrettanti è previsto che si impegneranno nei  prossimi anni (20 miliardi solo nel fotovoltaico) Secondo i dati del Gestore dei Servizi Elettrici, la Puglia ha la   maggiore potenza installata da fotovoltaico: 214,4 Megawatt (Mw) contro i   126,3 della Lombardia e i 95 dell’Emilia Romagna (dati dicembre 2009).   Ma anche gli impianti più grandi, con una dimensione media di 40,5 KW,  e  la più alta concentrazione di capacità per kmq (11,1 KW per km   quadrato). Stessi numeri da record per l’eolico: Terna, ente gestore e   proprietario della rete di trasmissione nazionale, ha stimato nel 2009   in 1.158 MW la potenza eolica installata in tutta la regione su un   totale di 4.880 MW.Cifre che farebbero pensare a un paradiso dell’energia pulita, e anche a una convenienza economica. Ma non è così: le  centrali termoelettriche che bruciano carbone, olio e  gas producono  ancora più del 90 per cento dell’energia elettrica  consumata nella  regione (anche perchè non sempre il sole brilla e il vento  soffia). Inoltre, sommando a questa produzione quella  delle  rinnovabili, la Puglia già nel 2008 faceva registrare l’86 per  cento di  energia in più rispetto ai consumi: 37 miliardi di chilowattora  contro  i 19,9 del suo fabbisogno (dati Terna). Il surplus viene  esportato  verso regioni meno ‘fortunate’. Tutto ciò senza alcun  vantaggio per i  cittadini pugliesi che non usano rinnovabili i quali non ricevono sgravi sulla  bolletta e con un  impatto non trascurabile su paesaggio e agricoltura.  Inoltre il  trasporto di energia verso altre regioni costa molto per le note perdite  di energia sulla linea. Sotto i pannelli e intorno alle pale il terreno  diventa sterile a causa  delle zone d’ombra e all’uso dei diserbanti,  che inquinano anche le  falde, e i chilometri di cavi elettrici e cabine  ad alta tensione per il  trasporto dell’energia prodotta non sono certo  un bel vedere.Oggi, a un anno di distanza Il Corriere.it pubblica un allarmante articolo in cui dice:MILANO – Non c’è più spazio per centrali idroelettriche, quelle a biogas stanno stravolgendo il mercato dell’agricoltura e anche i pannelli solari devono ormai farsi spazio tra mille difficoltà. Il paradosso delle energie rinnovabili trova la sua plastica rappresentazione in Lombardia: nati per bilanciare i consumi di combustibili fossili, spinti dalla generosa erogazione di incentivi statali senza pari in Europa, i kilowatt «verdi» fanno i conti con la sostenibilità e l’impatto determinato sull’ambiente. Non sempre facile da trovare, stando almeno a una serie di casi emersi proprio nella regione più energivora d’Italia. La protesta contro lo sfruttamento intensivo delle risorse rinnovabili ha radunato un fronte molto composito, che va dalle organizzazioni degli agricoltori fino ad associazioni green come Slowfood per arrivare in campo politico alla Lega Nord, favorevole come è noto al taglio in finanziaria dei fondi per le rinnovabili.ALL’ASCIUTTO – Il primo effetto indotto dagli incentivi sulle fonti alternative lo si vede nelle province dell’arco alpino: nella sola Lombardia sono state depositate domande per costruire ben 299 nuove centrali idroelettriche di piccole e medie dimensioni tra Como, Lecco, Bergamo e Brescia. Dal conto è esclusa Sondrio ma perché qui l’amministrazione provinciale ha strappato una moratoria dal momento che quasi il 90% dei corsi d’acqua è già imbrigliato per produrre elettricità. «Occorre ridiscutere subito le regole – denuncia Dario Bianchi, consigliere regionale della Lega Nord – altrimenti per l’ambiente montano sarà un vero e proprio scempio: fiume e torrenti rischiano di rimanere asciutti con gravi danni idrogeologici perché sfruttati da aziende private sostenute dagli incentivi statali». Dopo l’estate la questione finirà sui tavoli della Regione Lombardia.ENERGY FARMERS – Molti dei contadini che fino a pochi anni fa si dedicavano ad allevare suini, a seminare mais e foraggio adesso si sono chiamati fuori dalla catena alimentare. Molto più redditizio, sempre per il meccanismo degli incentivi, trasformarsi in produttori di energia. La sezione dello Slowfood di Cremona, una delle città gioiello dell’agroalimentare italiano, ha chiesto alla Provincia di introdurre una moratoria sulla costruzione di centrali biogas che stanno nascendo in tutta la campagna padana: solo nel Cremonese sono già 125 gli impianti funzionanti o in procinto di essere accesi. Secondo stime dello Slowfood, in buona sostanza confermate dal consorzio dei produttori del biogas, il 25% dei suoli destinati al mais oggi serve solo ad alimentare le centrali a biogas. «E’ un danno enorme alla filiera agroalimentare» denuncia Claudio Rambelli di Slowfood. Una stima di Coldiretti sostiene che per produrre un solo megawatt di biogas è necessaria la produzione di 200 – 300 ettari di mais.PER UNA LAMPADINA – Il terzo caso manifestatosi in Lombardia riguarda i pannelli solari. Stavolta è Confagricoltura a denunciare le storture di questo boom: in un anno la presenza nella regione è passata da 10.800 a oltre 25mila impianti. Sembrano molti, in realtà in base a un calcolo di Regione Lombardia questa «foresta» di pannelli produce all’incirca 348 megawatt di potenza: l’equivalente del consumo di una piccola lampadina per ogni lombardo. A che prezzo? Al prezzo che l’affitto dei terreni è balzato da 600 euro a 2mila euro per ettaro, denuncia Confagricoltura, al punto che molti proprietari smettono anche in questo caso di produrre cibo per dedicarsi all’energia. «E’ necessario introdurre criteri di salvaguardia - aveva annunciato l’assessore regionale Marcello Raimondi – almeno per le zone dedicate a produzioni agricole di pregio»." MILANO –  Non c’è più spazio per centrali idroelettriche, quelle a biogas stanno  stravolgendo il mercato dell’agricoltura e anche i pannelli solari  devono ormai farsi spazio tra mille difficoltà. Il paradosso delle  energie rinnovabili trova la sua plastica rappresentazione in Lombardia:  nati per bilanciare i consumi di combustibili fossili, spinti dalla  generosa erogazione di incentivi statali senza pari in Europa, i  kilowatt «verdi» fanno i conti con la sostenibilità e l’impatto  determinato sull’ambiente. Non sempre facile da trovare, stando almeno a  una serie di casi emersi proprio nella regione più energivora d’Italia.  La protesta contro lo sfruttamento intensivo delle risorse rinnovabili  ha radunato un fronte molto composito, che va dalle organizzazioni degli  agricoltori fino ad associazioni green come Slowfood per arrivare in  campo politico alla Lega Nord, favorevole come è noto al taglio in  finanziaria dei fondi per le rinnovabili.

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