Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Governo Letta. Più 200.000 posti di lavoro. Una beffa

Partiamo dalle cifre. Il primo miliardo e mezzo di stanziamenti c'è, ma è ripartito nei prossimi cinque anni. Trecento milioni nel 2013, 100 milioni nel 2014, 150 milioni nel 2015 e così via. Di questi, 500 milioni sono destinati solo al mezzogiorno. Gli stanziamenti, poi, non sono tutti diretti all'occupazione, ma anche a tirocini e stage formativi. Ovvero a quegli strumenti con cui i giovani precari vanno avanti da anni in attesa di un lavoro, per poi passare da un contratto precario all'altro. Proprio sui contratti Letta è intervenuto eliminando i vincoli temporali per il rinnovo imposti dalla Riforma Fornero. Per il sindacalista Sergio Bellavita (Fiom e Rete 28 aprile) si tratta di «Uno scandalo, cancellano proprio quelle due cose contro il precariato inserite nella riforma Fornero».

Ma torniamo ai numeri. Si è detto 200mila posti di lavoro per i giovani: non è vero. Centomila potrebbero diventare i nuovi posti di lavoro - dati ben lontani dalla realtà per l'economista Tito Boeri - e i restanti 100mila sarebbero tirocini e percorsi formativi. Il ministro Giovannini ha parlato di riduzione del 2 per cento dei giovani disoccupati, ma la statistica di riferimento è quella dei giovani fino ai 24 anni, in cui la disoccupazione è conteggiata al 25 per cento, dato ben lontano da quel 41 per cento di disoccupazione giovanile reale, che prende l'arco di vita fino ai 29 anni. In un paese in cui, tra la maturità a 19 anni (nel resto d'Europa avviene un anno prima) e le lauree 3 + 2 l'età naturale per il conseguimento del titolo arriva proprio ai 24 anni. Insomma, non si interviene su chi cerca lavoro ma sui "Neet", quelli che non cercano lavoro e non studiano.

Passiamo ora lo youth guarantee, il progetto dell'Unione Europea per favorire l'occupazione giovanile. «Abbiamo triplicato i fondi europei per l'occupazione giovanile, portiamo a casa un miliardo a mezzo», ha insistito il premier. Ma anche qui i fondi, fino a pochi giorni prima, dovevano essere un miliardo e 80 milioni, diventati poi un miliardo e 580 milioni. Non si capisce a quale matematica si affidi questo governo parlando di cifra triplicata. Sugli 8 miliardi di copertura europea, inoltre, per il biennio 2014/2015 solo sei sono anticipabili, per cui è improbabile che si recuperi interamente il miliardo e mezzo italiano.

LA STAFFETTA GENERAZIONALE. Le misure del governo Letta sul lavoro sono figlie di un percorso che parte sul piede di guerra generazionale. Fino a pochi giorni fa l'idea per creare nuovi posti era quella della staffetta generazionale: far fuoriuscire dalle aziende i dipendenti anziani, convertendoli part-time o mandandoli in pensione, per inserire giovani dipendenti. Ma sono bastati pochi giorni per capire che un'impresa del genere non è realizzabile perché troppo onerosa: lo Stato dovrebbe infatti pagare comunque i contributi pieni a queste persone. Che, inoltre, dovrebbero accettare su base volontaria. Dopo che la proposta sembrava archiviata oggi il governo ci riprova: chi vuole andare in pensione dopo i 62 (con 35 di contributi) potrebbe farlo perdendo l'8 per cento della pensione. Per Fabio Mangiafico, funzionario Fiom di Milano: «La staffetta generazionale non è una soluzione miracolistica, sono diffidente. Un conto è applicarla nella grande industria tedesca, un altro pensare alla piccola e media impresa italiana». Aggiunge: «E poi non si discute mai di quanto mette l'impresa, ma sempre dei lavoratori». Per Sergio Bellavita: «La "staffetta" fa ricadere il peso dei nuovi posti di lavoro sulle spalle dei lavoratori».
Da: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/dramma-lavoro-la-grande-beffa/2210606

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