Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Ammirazione per il miliardario che dona tutti i suoi soldi ai poveri

NEW YORK C’ è un miliardario, in America, che non vede l’ora di restare senza un centesimo in tasca. Il suo sogno è regalare tutti i propri soldi in beneficenza, e vedere l’ultimo assegno firmato che torna indietro per mancanza di fondi. Perché? Semplice: «Al mondo ci sono un sacco di problemi, che vanno affrontati prima che diventino troppo costosi. Se hai i soldi, li spendi. E quando li hai spesi tutti, lasci che qualcun altro si faccia avanti per spendere i propri». Questo signore si chiama Charles Feeney e la sua storia è finita sul New York Times, anche se per anni ha custodito la propria privacy con grande gelosia, nella speranza di restare anonimo fino alla fine. Charles ha 81 anni ed è nato in una famiglia della classe media ad Elizabeth, il grande porto commerciale del New Jersey davanti a Manhattan. Da ragazzo aveva prestato servizio come operatore radio nell’Air Force, e al ritorno aveva approfittato del G.I. Bill, la legge che pagava l’università ai reduci, per iscriversi alla Cornell University. Aveva iniziato a lavorare vendendo alcolici ai marinai nei porti, e aveva finito per costruire un impero internazionale di negozi duty free negli aeroporti di mezzo mondo. Così aveva accumulato una fortuna che ne aveva fatto uno degli uomini più ricchi d’America. Straordinario. Eppure tutto questo non basta Nel mondo non bisogna accontentarsi delle democrazie capitalistiche. Con spese per i partiti che vanno alle stelle. Ci vuole una democrazia diretta. Intendiamoci, il capitalismo è stato necessario per passare dal feudalesimo ad una fase più avanzata di sviluppo delle forze produttive. Infatti il capitalista per la sua esigenza di battere la concorrenza ha dovuto sviluppare l’automazione e aumentare la produttività del lavoro. Col capitalismo è stata possibile la centralizzazione del capitale in poche mani, cosa necessaria per permettere l’avvio e la continuità della produzione. Ma dopo la fase dello sviluppo delle forze produttive il capitalismo si è dimostrato incapace di permettere il benessere dei popoli. Ad un certo punto il mercato non è stato capace di assorbire la produzione di merce e sono arrivate le crisi di sovrapproduzione. A questo punto è bene precisare che la gente ha avuto sempre bisogno di beni ma sempre più spesso non aveva il denaro per acquistarli. E a questo punto i capitalisti e i loro economisti servitori hanno detto candidamente che mancava la domanda. Oggi il capitalismo nei paesi sviluppati ha esaurito il suo compito di sviluppare le forze produttive ed è invece diventato un freno al benessere dei popoli. Infatti le fabbriche non si aprono o vengono chiuse perchè la gente è così povera che non può più acquistare la merce sul mercato. E questa situazione porta ad una ulteriore povertà con la disoccupazione. La disoccupazione a sua volta fa abbassare il costo del lavoro perchè il lavoratore, pur di lavorare accetta paghe più basse. Così il capitalismo porta la povertà e spinge alla guerra per smaltire le sue merci. Per questo è indispensabile e improcrastinabile la presa di coscienza della gente che è necessario instaurare un nuovo sistema economico. A questo punto apro una parentesi. Si dice che il comunismo ha fallito. Ma il comunismo può esserci solo dopo che il capitalismo ha svolto il suo compito di sviluppare le forze produttive. In Russia invece, ai tempi della rivoluzione i mezzi di produzione non erano affatto sviluppati. In Russia e in altri paesi sottosviluppati c’è stato il collettivismo, che non è comunismo. Quando non ci sono sufficienti mezzi di produzione è chiaro che l’uomo è spinto contro l’uomo per sopravvivere e prevale l’egoismo. Il comunismo vero invece ha bisogno di cooperazione e di pace. Per questo alla base della produzione non ci deve essere più la centralizzazione del capitale in poche mani, ma le fabbriche devono appartenere a tutta la gente e la produzione deve essere sotto il controllo dell’intero popolo. In questo modo le fabbriche potranno restare aperte finchè ci sarà bisogno di beni e tutti otterranno i beni a loro necessari. Poi certamente la scala della produzione si ingrandirà perchè oggi abbiamo macchine molto potenti che possono effettuare il ricambio con la natura e la gente potrà avere anche più dello strettamente necessario. Riferimenti: http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/465121/

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