Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Produce meglio chi è online per meno di 1/5 dell'orario di lavoro

MILANO - Chi naviga per divertimento, per meno del 20% del proprio orario di lavoro, risulta essere il 9% più produttivo di chi non lo fa: questa è la conclusione alla quale approda una ricerca australiana effettuata su un campione di 300 dipendenti per rispondere a uno dei dilemmi più frequenti dell’era digitale: ma gironzolare per Facebook e Twitter, leggere news online, ascoltare musica e scorrere i video su YouTube in ufficio fa bene o fa male al lavoro?QUESTIONE DI GIUSTA MISURA - La risposta arriva da uno studio dell’Università di Melbourne ed è semplice, forse persino banale: sì, i social network fanno bene al rendimento lavorativo, ma solo se non si esagera. Dedicare al proprio profilo su Facebook o all’informazione online o ancora alle proprie comunicazioni personali troppo tempo, rubando ore preziose ai compiti lavorativi, inibisce la produttività. Dando per scontato che qualsiasi dipendente necessita ciclicamente di una piccola pausa di ristoro, lo studio di Melbourne sottolinea che le reti sociali, le news e i filmati online sono un ottimo modo per rinfrescarsi le idee e caricarsi di nuove energie. La giusta quantità di web 2.0 da assumere per veder schizzare la produttività è il 20 per cento dell’orario lavorativo. Fino a questa soglia di navigazione il dipendente tornerà alla propria routine lavorativa con maggiore entusiasmo e nuove energie e la sua efficienza sarà il 9 per cento più elevata rispetto a chi nello stesso lasso di tempo non ha frequentato né social network né YouTube.L' Australian Council of Trade Unions, il più grande sindacato dei lavoratori del Paese, sostiene infatti che molti datori di lavoro impediscano ai propri dipendenti di gestire le proprie mail e di effettuare ricerche personali su Internet. Joel Fetter, presidente dell’ACTU, riferisce in particolare che il 66 per cento dei datori di lavoro sorveglia la navigazione dei propri dipendenti, mentre il 43 per cento ne controlla la posta elettronica. Per contro ci sono marchi che hanno capito da tempo che il divieto di accedere al web non funziona e hanno smesso di destinare tempo e soldi a software che bloccano l’uso di internet. I più lungimiranti addirittura utilizzano i social network per la stessa comunicazione aziendale, come modo per discutere idee e progetti con i dipendenti.Riferimenti:http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/10_ottobre_25/social-network-ufficio_b1562ee6-e026-11df-a41e-00144f02aabc.shtml

2 commenti

  1. Un' altra azienda che condivide con i suoi dipendenti questa nuova forma di comunicazione è la Meka Arredamenti...http://www.meka.it/

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