Lo hanno ripetuto talmente tante di quelle volte che è diventata una verità data, urbi et orbi, per assodata. Ma è una delle tante leggende metropolitane, perché l’allocazione sicura dei rifiuti radioattivi è invece un problema di ingegneria semplicissimo e facilmente risolvibile.
Innanzitutto, senza sapere né leggere né scrivere, basti guardare i fatti. Avete mai visto qualche cittadino francese o giapponese additare al problema di cui la Francia o il Giappone – che pure hanno quasi 60 reattori nucleari ciascuno – dovrebbero essere assillati, nel caso fosse, quello delle cosiddette scorie, un problema veramente irrisolto? Per capirne meglio la portata, dovete poi sapere che per produrre 1 gigawatt-anno elettronucleare è necessaria 1 t (tonnellata) di uranio fissile. I consumi elettrici italiani si attestano, oggi, a 40 GW, quindi se tutto il fabbisogno elettrico italiano fosse soddisfatto dal nucleare, gli elementi di combustibile (che contengono il 99% della radioattività) conterrebbero 40 t di scorie radioattive, di volume nominale di circa 4 metricubi. I volumi reali sarebbero molto maggiori, anche perché l’uranio fissile (U-235) è solo il 5% dell’uranio nell’elemento di combustibile, essendo il 95% U-238, che non è fissile. Esso, però, sia chiaro, non è rifiuto prodotto dalla centrale, ma è presente in natura, e dalla natura è stato prelevato per essere poi utilizzato. E non è neanche rifiuto in sé, perché, pur non essendo fissile, l’U-238 è però fertile, cioè è ottimo combustibile per i reattori cosiddetti “veloci”, come lo sono alcuni reattori della ventura IV generazione.
Ad ogni modo: sarebbero questi volumi di rifiuti radioattivi – 5 o 5000 mc/anno che siano – un problema? C’è un’altra cosa che dovete sapere: ogni anno l’Italia produce 50 milioni di mc di rifiuti solidi urbani e 5 milioni di mc di rifiuti tossici altamente pericolosi (cioè pericolosi come le scorie radioattive). Come si vede, i volumi di rifiuti radioattivi in più – anche nell’ipotesi che tutto il fabbisogno elettrico italiano fosse soddisfatto dal nucleare – non sposterebbero la realtà attuale più di tanto.
Un’altra scemenza che viene detta e a pappagallo ripetuta è che le scorie radioattive sarebbero pericolose per migliaia di anni. Chi la dice non capisce che è, questo, un pregio e non un difetto dei rifiuti radioattivi: la pericolosità dei rifiuti radioattivi diminuisce nel tempo, fino ad esaurirsi del tutto; al contrario di ciò che accade per i (mille volte più voluminosi) rifiuti tossici altamente pericolosi che già produciamo, la cui pericolosità è, invece, per sempre.
L’allocazione sicura dei rifiuti radioattivi, lungi dall’essere un problema irrisolto, è invece, dicevo, un problema di ingegneria semplicissimo e facilmente risolvibile. Ma esso diventa un problema risolto ad una sola condizione: che si individui il sito per un deposito, anche solo di superficie, di questi rifiuti, e si metta in cantiere la sua rapida realizzazione. Energia elettronucleare o no, il Paese produce rifiuti radioattivi, e allocarli in un appropriato deposito come fa tutto il resto del mondo non è un’opzione, ma un dovere, verso noi stessi e verso le generazioni future. Il successo di quanto detto dipende solo dal successo con cui si veicola il seguente messaggio: un deposito di rifiuti radioattivi non è, come irresponsabilmente strillano gli ambientalisti, una discarica radioattiva, ma è un centro di radioprotezione a tecnologia avanzata, e gli abitanti vicini ad esso – oltre a godere dei benefici per la presenza di tal centro e per gli inevitabili compensi da chi vi alloca i propri rifiuti radioattivi – potranno vantarsi di essere, senza alcun dubbio, i cittadini meglio radioprotetti del Paese.
Se poi volete divertirvi a terrorizzare la gente, pronunciate la parola «nucleare» ed il gioco è fatto: una parola una garanzia. Pensate, una delle più potenti tecniche diagnostiche in medicina - la risonanza magnetica nucleare - ha dovuto cambiare nome: c’è chi la chiama risonanza magnetica, chi, più esterofilo, magnetic imaging, ma nessuno cita l'essenza della tecnica, che è nucleare.
La radioattività è presente dappertutto in natura:
- http://www.meteoclima.net/it15/index.php?option=com_content&view=article&id=489:energia-e-climai-rischi-delle-scorie-nucleari-tutte-bufaleq-del-drfbattaglia&catid=35:franco-battaglia&Itemid=58
- http://www.ilgiornale.it/interni/nucleare_inutile__allarmismo_siamo__tutti_contaminati/25-07-2008/articolo-id=278505-page=0-comments=1
Mi sembra chiaro e lapalissiano che l'autore non è ne un ricercatore ne un fisico, al massimo un buon copia incollatore.
RispondiEliminaMa dire che i rifiuti radioattivi "sono un pregio e non un difetto"magnifico che fico fra 10000 anni potrò andare a fare una passegiata sul montarozzo di rifiuti!
Io intanto mi godo il mio panello da 3kWp (che funziona anche quando è nuvolo perchè non vuole solo la radiazione visibile per funzionare!) e per i miei consumi sono energeticamente indipendente!!
Il futuro sono le SmartGrid e il peer-2-peer energetivo, ormai il nucleare è il passato.
Saluti.
@Anonimo,
RispondiEliminami vuoi dire dove hai comprato i tuoi fantasmagorici pannelli solari che producono anche senza energia visibile? Io non trovo nessun riscontro a quanto dici in proposito. Vuoi spiegarmi meglio?
"Peer to peer" e "smartgrid" sono la stessa cosa.
Affinché le fonti energetiche rinnovabili, pur preziosissime, possano diventare protagoniste, è necessario, almeno per alcune di esse, un significativo abbattimento dei costi e un corrispondente aumento dell’efficienza di conversione energetica, fatti che non appaiono immediati e che sono costosi; rendendosi altresì necessario modificare profondamente le infrastrutture ed in particolare le reti elettriche. A tale proposito basti citare l’episodio accaduto di recente, e precisamente domenica 11 ottobre 2009. Sul nord Europa soffia un forte vento e la produzione di energia da fonte eolica è ai massimi livelli nell’area ad est di Berlino, ma fabbriche, negozi ed uffici sono chiusi e la domanda di energia elettrica è ai minimi. All’EEX (European Electricity Exchange) il prezzo dell’elettricità diventa negativo, ossia per vendere elettricità occorre pagare: sembra infatti che la società svedese Vattenfall Transmission, proprietaria della rete elettrica Berlino-Est, abbia dovuto sborsare 4 milioni di euro in due ore, pur di vendere l’energia elettrica da fonte eolica in eccesso ed evitare un black –out.
E’ uno degli inconvenienti delle fonti rinnovabili, la cui produzione elettrica, inevitabilmente di natura aleatoria e fluttuante, mal si concilia con le caratteristiche della rete elettrica europea, che prevede solo rare connessioni bilaterali tra paesi. Per far fronte ad una crescente produzione di elettricità da fonti rinnovabili, è stato stimato che occorrerà adeguare la rete elettrica europea, creando una “Super Smart Grid” (rete di distribuzione computerizzata-nda)e mettendo in campo investimenti di 600 miliardi di euro nell’arco di 40 anni.
La fissione nucleare può pertanto rivestire – quantomeno - il ruolo importantissimo di tecnologia–ponte, tra l’attuale sistema energetico, basato su petrolio, gas e carbone, e il sistema energetico del futuro, basato sulle fonti energetiche rinnovabili e magari sulla fusione nucleare.