Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Rinnovabili? Discontinue. Blackouts senza 200 miliardi di €

Quasi viene la stanchezza a ripeterlo. Un impianto fotovoltaico o eolico costa molto di più di una centrale tradizionale. 5 miliardi, impegnati in impianti fotovoltaici, produrranno, nell'arco di vita di questi impianti, 30 miliardi di kWh elettrici, con un ricavo di 3 miliardi di euro, cioè con una perdita secca di 2 miliardi di euro. Solo con questa perdita si spiega il fatto il kWh elettrico, che alla Borsa elettrica è quotato meno di 10 centesimi, è remunerato 48 centesimi a chi lo produce da impianti fotovoltaici (pagati con la nostra bolletta elettrica). Quanto agli impianti eolici, cosa evitano, allora, questi impianti? Evitano solo di bruciare combustibile e le spese per esso (il vento è gratis). I 20.000 MW eolici tedeschi, in particolare, farebbero risparmiare, in 30 generosi anni d’esercizio, 5 miliardi di combustibile nucleare, ma sono costati, subito, 20 miliardi. Come tecnologia per produrre energia, quella eolica (e, vieppiù quella fotovoltaica) sono, per l’umanità, una vera jattura.
Ma non basta: Secondo un rapporto dell'AIE è che sia possibile gestire una quota di energie rinnovabili utilizzando le centrali convenzionali, perché nel caso di assenza del vento o del sole per evitare i black-out interverrebbero entro 15 minuti le centrali a gas a ciclo aperto e le centrali idroelettriche, entro un'ora le centrali a gas a ciclo combinato ed entro 4-36 ore le centrali a carbone.
Sempre la stessa AIE afferma che è il grado di flessibilità delle centrali convenzionali a definire la quota possibile di energie rinovabili: più un sistema convenzionale è flessibile, più spazio c'è per le rinnovabili in­termittenti. In conclusione: le centrali coliche e solari non sono alternative alle centrali conven­zionali, ma la loro vita dipende dall'acqua, dal gas, dal carbone e dall'uranio.
Un'altra forma d'intervento per evitare i black-out dovuti al­l'intermittenza è l'integrazione sovranazionale delle reti elettriche. In un sistema europeo inte­grato, ad esempio, se cala il vento nel Mar del Nord potreb­be intervenire il nucleare france­se per evitare un black-out in Germania. Le scelte energetiche nazionali dipendono dal conte­sto europeo.
Siamo ancora nel campo della sperimentazione e le valutazioni di quante rinnovabili intermit­tenti siano integrabili nella rete elettrica senza provocarne la crisi sono solo ipotetiche e variano di molto secondo l'orientamento ideologico dei diversi studi e gli interessi che esprimono. L'ener­gia elettrica non basta produrla: bisogna anche portarla nei luo­ghi di consumo distanti dai cen­tri di produzione.
Vaclav Smil, uno dei massimi esperti mondiali di energia, stima che in un grande sistema integra­to la variabilità del carico causato dall'intermittenza del vento è as­sorbibile se integrata con il car­bone, il nucleare e l'idroelettrico in reti elettriche interconnesse su lunga distanza e ad altissima tensione. Per Smil un fatto igno­rato dai promotori dell'eolico è che questa fonte d'energia «ri­chiede una vasta rete ad alta tensione per creare una densità energetica e potenti interconnessio­ni in grado di assorbire le inter­mittenze» (V. Smil, "Energy myths and realities", 2010).
Nel rapporto "Energy infra-structure priorities for 2020", presentato nel 2010 dalla Com­missione europea al parlamento europeo, si stima la possibilità di produrre per il 2020 il 12% del­l'energia elettrica europea con l'eolico del Mar del Nord e del Baltico. La Commissione precisa che in passato «il rapido sviluppo della generazione di elettricità eo­lica offshore delle regioni del Nord e del Mar Baltico è stata ostacolata dalle connessioni insuf­ficienti della rete». Per la Com­missione, arrivare nel 2020 all'o­biettivo di produrre il 20% energie rinnovabili è richiesto un investimento di 200 miliardi di euro nella rete elettrica di trasmissione ad alta tensione.
Riferimenti:
  • Articoli del Prof Battaglia dell'Università di Modena
  • Lotta comunista, organo mensile dei gruppi leninisti della sinistra

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