Negli ultimi vent’anni i neonazisti hanno ucciso 147 persone in Germania. Famiglie immigrate carbonizzate nell’incendio delle loro case, africani, asiatici e turchi colpiti da spari a bruciapelo o barbaramente picchiati a morte in stazioni della metropolitana, strade e sottopassaggi. Vagabondi, adolescenti, donne, anziani, militanti di sinistra, poliziotti... la violenza d’estrema destra è, di gran lunga, il principale fattore di terrorismonel Paese.
I nazi hanno ucciso molto più del radicalismo islamico, che in Germania non ha realizzato nessun grande attentato. Molto più della "Frazione dell’Armata Rossa" di Andreas Baader e Ulrike Meinhof, che provocò 34 morti tra la sua fondazione nel 1970 e la sua dissoluzione nel 1998, senza contare i 27 attivisti che la banda lasciò sul terreno in sparatorie con la polizia e scioperi della fame. Queste violenze, che hanno ispirato tonnellate di opere e titoli di giornali, sono piccole cose di fronte alla violenza neonazi. Però non lo si vuole riconoscere.
Il Paese vive in questi giorni come una sorpresa il caso del gruppo Nationalsozialistischer Untergrund ("Clandestinità nazionalsocialista") un terzetto della Turingia, due uomini e una donna, che per tredici anni ha commesso, presumibilmente, almeno dieci omicidi in serie, quattordici rapine in banca e tre attentati con bombe con decine di feriti, in contatto -e forse protetto- dal Verfassungsschutz (BfV), la polizia politica tedesca inguaribilmente "cieca dall’occhio destro", come si dice in questi giorni, cioè concentrata su ogni tipo di “nemici interni”, reali o immaginari, molti dei quali di sinistra, e indulgente e protettrice verso la scena neonazi.
Gli infiltrati o confidenti della polizia in questo ambiente, i cosiddetti V-Leute, fanno da tempo immemorabile un ambiguo doppio gioco nel quale spesso si cancella la differenza tra l’agente segreto o confidente della polizia e l’attivista nazi. Ex attivisti nazi che sono stati accolti in programmi di reinserimento fanno riferimento alle "simpatie" e alle complicità che gli ultras trovano nella polizia. Indicano anche che essere un “collaboratore" non esclude il fatto di essere, allo stesso tempo, un convinto attivista nazi, mediante una specie di divisione dei compiti frequentemente molto vantaggiosa per l’informatore.
I tentativi di mettere fuorilegge il NPD, il principale partito neonazi, non sono condivisi dai tribunali con l'assurdo argomento per cui un’illegalizzazione porterebbe alla luce l’identità dei confidenti e metterebbe in pericolo la loro identità.
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