Questo blog si ispira all'opera di Galileo Galilei che fu uno dei padri del metodo scientifico della scienza moderna. E in nome della scienza vera sono impegnato nella battaglia contro la superstizione, il pregiudizio e l’egemonia delle religioni. E una superstizione è quella che alla base del riscaldamento globale ci sono le attività dell’uomo. Niente di più sbagliato, come è detto in molti articoli di questo sito. Marx, poi, la scienza la applicò anche all’analisi della società e degli aspetti economici di questa, traendone la conclusione che è necessaria una società nuova che viva nel benessere e lontano dalle guerre. L’unione fa la forza, contro il malessere e la solitudine.


Le calotte polari e le errate certezze di tanti ambientalisti

Questo articolo porta delle importanti prove a sostegno dell'impegno della scienza contro la disinformazione e contro gli enormi sprechi in impianti di produzione dell'energia da fonti rinnovabili da parte dei governi che sostengono la tesi del riscaldamento globale della terra a causa delle attività umane.Gli scienziati italiani dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), hanno condotto uno studio scientifico molto interessante sullo scioglimento delle calotte polari.Il loro articolo è stato accettato da una prestigiosa rivista internazionale, e rappresenta quindi una prova scientifica attendibile.Verrà presa in considerazione dai sostenitori della “teoria ufficiale” sul riscaldamento globale?Qual è il meccanismo che è alla base del rapido scioglimento delle calotte polari alla fine delle epoche glaciali?C’è finalmente una risposta scientifica ad un rebus che ha fatto discutere animatamente gli studiosi del clima nell’ultimo secolo. Certo, la teoria astronomica del matematico serbo Milutin Milankovitch e i suoi effetti collettivi delle variazioni dei moti della Terra sul clima, hanno lasciato una grande eredità sulle cause dell’alternarsi delle glaciazioni e dei periodi temperati; nonostante tutto la teoria non forniva spiegazioni convincenti sul perché e sulla tempistica del cosiddetto fenomeno delle “terminazioni glaciali”, cioè lo scioglimento delle calotte polari alla fine delle epoche glaciali (l’ultima delle quali è avvenuta circa 14.000 anni fa).La soluzione esauriente a questa domanda è racchiusa in un articolo dal titolo: “The history of glacial terminations from the Tiber River (Rome): insights to glacial forcing mechanisms” (La storia delle terminazioni glaciali rilevata dal Tevere: un’intuizione sul meccanismo delle glaciazioni), a firma di Fabrizio Marra, Fabio Florindo e Enzo Boschi, scienziati INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), appena accettato dalla prestigiosa rivista internazionale Paleoceanography.“Il nostro studio, -dice Fabrizio Marra, primo autore dell’articolo-, ribadisce il concetto di Milankovitch, che è comunque la quantità di insolazione che colpisce l’emisfero nord nei mesi estivi a regolare il meccanismo delle glaciazioni, ma in più il nostro modello mette in evidenza l’esistenza di una ‘soglia’ di insolazione estremamente piccola che discrimina tra il permanere della glaciazione e uno scioglimento drammatico delle calotte polari, che regrediscono rapidamente fino allo stabilirsi di condizioni simili a quelle dell’attuali. Il modello chiarisce come non sia tanto il verificarsi di particolari massimi di insolazione (cioè periodi molto caldi), bensì l’occorrenza di minimi ‘moderati’ (cioè meno freddi della media) a innescare questo veloce scioglimento delle calotte polari”.Lo studio ha come base la teoria di Milankovitch, il quale all'inizio del secolo scorso, trovò una correlazione tra le variazioni dell'orbita della Terra attorno al Sole e l'alternarsi delle glaciazioni con periodi più caldi. Il matematico serbo scoprì cioè che le glaciazioni e la loro scomparsa si verificano in seguito al fatto che l'orbita della Terra non è sempre identica a se stessa e ciò determina nel corso del tempo delle piccole variazioni dell'energia che arriva dal Sole.Spiega Marra: "Il nostro studio sottolinea ancora una volta che quanto scoprì Milankovitch era corretto e cioè che la quantità di insolazione che colpisce l'emisfero nord nei mesi estivi regola il meccanismo delle glaciazioni, ma in più abbiamo scoperto l'esistenza di una 'soglia' di insolazione estremamente piccola che discrimina tra il permanere della glaciazione e uno scioglimento drammatico delle calotte polari, che regrediscono rapidamente fino allo stabilirsi di condizioni simili a quelle dell'attuale periodo temperato". In altre parole, la scoperta mette in luce il fatto che esisterebbe un limite della temperatura che una volta superato rende drammatico lo scioglimento dei ghiacci polari.Il modello messo a punto dai ricercatori evidenzia che non è tanto il verificarsi di particolari massimi di insolazione, cioè periodi molto caldi dell'anno, bensì il verificarsi di minimi 'moderati', cioè inverni meno freddi della media, a innescare il veloce scioglimento delle calotte polari. In altre parole agisce di più sullo scioglimento dei ghiacci un inverno mite che un'estate molto calda. La ricerca d'Ingv ha elaborato un modello che ha permesso di ricostruire con estrema precisione la fine delle glaciazioni avvenute tra 800.000 e 350.000 anni fa. (Tratto da un articolo del 30/1/2007 sul Repubblica.it)Una precisazione: non il solo nostro pianeta si sta scaldando. Tutto il nostro sistema solare si sta scaldando. Che c'entra allora in tutto questo la produzione di CO2 da parte dell'uomo?Chi ritiene antropica la causa dell’attuale RG fonda tutto il suo ragionamento su due fatti, entrambi veri: la CO2 è un gas-serra e, secondo le misure eseguite sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari, si osserva correlazione tra le variazioni di concentrazione di CO2 occorse nel passato e le variazioni di temperatura. Va innanzitutto detto che “correlazione” non significa “relazione di causa-effetto”. Per intenderci: esiste una forte correlazione tra il canto del gallo e il sorgere del sole, ma questo non sorge perché il gallo ha cantato. Più precisamente, le analisi sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari dimostrano, in modo inequivocabile, che quella correlazione esiste davvero, ma procede nella direzione opposta a quella che darebbe sostegno alla causa antropica del RG attuale: ogni aumento (diminuzione) di concentrazione di CO2 ha seguito e non preceduto il corrispondente aumento (diminuzione) di temperatura, con sfasamenti anche di 800 anni: l’aumento di CO2 non può essere stato la causa del riscaldamento ma, semmai, fu il riscaldamento la causa dell’aumento di CO2.Ma da dove era venuta la CO2? La risposta alla domanda è facile: i più potenti emettitori sono gli oceani, enormi serbatoi di CO2 in essi disciolta (Guido Visconti, L'atmosfera, Garzanti)La ’scomoda verità’ ("An inconvenient truth") svenduta troppo facilmente da Al Gore nel suo documentario, è ormai diventata un cavallo di battaglia (vincente) per tanti altri politici, che sfruttando questa tesi ottengono consensi (e soldi) per sviluppare le nuove tecnologie cosiddette “pulite”.Un timore infondato:Uno serio studio condotto dallo stimato e noto Ing Roberto Vacca pubblicato sulla rivista M!ND indica che a partire dal 1976 la concentrazione atmosferica del CO2 aumenta più velocemente che negli anni precedenti, ma mira a un valore basso, di 424 ppm, che dovrebbe essere raggiunto nei primi decenni del XXII secolo. I due valori dell'errore standard riportati in tabella sono estremamente bassi, il che indica che questa analisi è molto plausibile. Se le rilevazioni future effettuate a MaunaLoa (Hawaii) confermeranno che la tendenza attuale del fenomeno mira a un valore della concentrazione di 424 ppm (solo il 13% maggiore del livello del 2003), avremo un altro elemento che ci induce a ridurre (o ad annullare) il timore che l'aumento della temperatura atmosferica dipenda dalla concentrazione crescente del CO2 atmosferico.In questo articolo http://galileo2010.blogspot.it/2009/03/livello-dei-mari-non-ci-sara-alcuna.html di questo sito poi viene spiegato da scienziati che non ci sarà alcuna catastrofe da aumento dei mari perchè il livello dei mari si sta innalzando da 18000 anni in maniera uniforme, da quando è finita l'ultima la glaciazione.

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